-Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani: (La storia) Il Grande Oriente d’Italia venne fondato nel giugno del 1805 (data inclusa nel sigillo del G.O.I. come 5805 E\ V\ ) a Milano, e fu posto sotto la reggenza di Eugenio Beauharnais. Fu l’epoca della Massoneria napoleonica, più cortigiana che lealista, pesantemente neoclassica e paganeggiante nell’imitazione dilettantesca degli antichi misteri. Allo sfascio dell’Impero francese e della sua branca murattiana di Napoli, la Libera Muratoria italiana cadde in una profonda crisi, stretta com’era tra difficoltà gestionali e circostanti svolte politiche illiberali. La sopravvivenza di sotterranei gruppi operativamente coerenti con principi e tradizione, talora consistenti soprattutto in Sicilia, non fu sufficiente ad assicurare quella copertura, neanche a livello territoriale, necessaria a sviluppare e produrre un abbozzo di Massoneria unitaria indispensabile al termine del Risorgimento nazionale. L’estrema precedente dispersione delle vicende massoniche, abbinata alla formazione di "società segrete" affini alla Libera Muratoria, ma attive sul solo piano politico, contribuì a rendere ardua e laboriosa la successiva ricostruzione massonica. Il timone della rinascita fu saldamente impugnato dalla Loggia Ausonia (v.) denominata poi "Madre" che, alla fine del 1859, ricostituiva il G.O.I. In quegli anni la posizione anticlericale del G.O.I. si fece piuttosto dura, soprattutto per la questione romana, per la quale le Logge si erano schierate contro il clero di Roma. Nel 1867 Giuseppe Garibaldi così scriveva al Supremo Consiglio di Palermo: "Facciasi in Massoneria quel Fascio Romano che, ad onta di tanti sforzi, non si è ancora potuto ottenere in politica. Non abbiamo ancora l’Unità materiale, perché ci manca l’Unità morale. Che la Massoneria faccia questa, e quella sarà subito fatta". Nel 1870, grazie anche all’attiva partecipazione dei vertici dell’Ordine, allora retto dal reggente Giuseppe Mazzoni (1808-1889), alla breccia di porta Pia doveva trionfare il disegno di Roma capitale. I toni polemici con la Chiesa si fecero aspri e, quando nel 1884 fu diramata l’enciclica Humanum genus (v.), la Rivista della Massoneria Italiana ne sbeffeggiò ironicamente il firmatario, papa Leone XIII. Solo cinque anni dopo, nel giugno del 1889, oltre tremila Fratelli, tra lo sventolio dei labari delle Logge, avrebbero partecipato in Campo dé Fiori a Roma alla scopertura del monumento al "martire del libero pensiero" Giordano Bruno, voluto e finanziato dal G.O.I., opera dello scultore Ettore Ferrari, futuro Gran Maestro (15.2.1904-25.11.1917). L’anno più importante della storia massonica italiana di inizio XX secolo fu il 1908, quando in giugno si consumò la scissione che portò alla costituzione della Gran Loggia di Piazza del Gesù, guidata da Saverio Fera che era a capo del R.S.A.A. Politicamente dominava il riformismo giolittiano, ispirato alla creazione d’una vasta solidarietà politica e culturale, attuato attraverso la "cultura di Stato". Il destro venne offerto dal Fratello Leonida Bissolati, in un clima di lacerazione all’interno della borghesia italiana, divisa sul piano ideologico più che da interessi economici o speculativi. Il Parlamento si stava allora occupando intensamente di una mozione formalizzata dallo stesso Bissolati, contro la proposta di legge per il divieto nelle scuole elementari dell’insegnamento catechistico. Nonostante gli appelli e le dichiarazioni di tolleranza pronunciate nella circostanza dal G.O.I., molti deputati massoni votarono contro tale mozione, e furono puntualmente censurati dal Gran Maestro in carica Ettore Ferrari. Purtroppo venne pubblicizzato il loro rinvio a giudizio presso il Tribunale dell’Ordine, ma mai che tale atto disciplinare non era stato dettato da furore anticattolico, da dispotismo intellettuale o da un militaresco richiamo alla cieca obbedienza. Quei Fratelli, indossati i panni di crociati controriformisti, confluirono subito, con le loro Logge, nella nuova Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù. La politica interventista ostentata dal G.O.I. prima della prima guerra mondiale, doveva poi provocare forti dissensi tra le fila massoniche (Cefaly, Senise genero di Giolitti, Mario Chiaraviglio, Angelo Pavia, ecc), ma dopo la grande guerra fu micidiale la posizione di condanna prima e persecutoria poi assunta dal fascismo. Nonostante che molti massoni avessero preso parte alla marcia su Roma (come il gen. Luigi Capello, conciato da generale sudamericano), e che il Gran Maestro Domizio Torregiani avesse ufficialmente augurato il successo al governo Mussolini, nel febbraio 1923 il Gran Consiglio dichiarava l’incompatibilità tra affiliazione massonica ed adesione al Partito Fascista. Un’ondata di violenze squadriste si abbatté subito sulle 400 Logge italiane, disperdendo i 20.000 Fratelli, assicurando al fascismo una patente di credibilità agli occhi della Chiesa, spianando la strada verso il Concordato. In seguito Massoneria ed antifascismo furono saldati da numerose condanne all’allontanamento dai pubblici uffici, al carcere od al confino. Alla fine del 1926 il G.O.I. si vide costretto dagli eventi a diramare a tutte le Logge del Regno e delle colonie il decreto di autoscioglimento. Torregiani veniva condannato al confino di polizia, che poi lasciava ormai cieco per rientrare nella sua villa di San Baronto (Pistoia), la terra di Tommaso Crudeli (v.), dove moriva dopo aver segretamente affidato a Placido Martini (poi trucidato alle Fosse Ardeatine) il compito di ricostruire il G.O.I. a bufera politica superata. I molti massoni italiani forzati all’estero dal confino, avevano continuato il loro Lavoro, costituendo Logge e tentando ripetutamente nel tempo un’impossibile agglomerazione organizzativa. Anche in Italia sopravvissero sporadici gruppi che clandestinamente perseverarono nel riunirsi come e dove potevano, per mantenere in vita l’attività muratoria. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, la rinascita della Massoneria italiana fu caratterizzata da una fantasmagoria di sigle, gruppi, nuclei e conventicole, uscite finalmente allo scoperto alla ricerca di riconoscimenti che ne attestassero la regolarità operativa. Varie Serenissime Gran Logge e la Gran Loggia di Piazza del Gesù dovevano però essere presto oscurate dal G.O.I. di Palazzo Giustiniani, che otteneva molti riconoscimenti dai Grandi Orienti d’oltralpe, mentre i Supremi Consigli l’oltre oceano instauravano rapporti d’amicizia con il rinato R.S.A.A. all’obbedienza del G.O.I. stesso. Nel 1972 il G.O.I., sotto la guida del Gran Maestro Lino Salvini, conseguiva un duplice grandioso successo: un gran numero di Logge già all’obbedienza di Piazza del Gesù andava a rafforzarne le fila, mentre otteneva il riconoscimento di regolarità dalla Gran Loggia Madre d’Inghilterra. All’inizio del 1981 scoppiava lo scandalo della Loggia P2 (v.) di Licio Gelli, e le indagini della magistratura e dello stesso Parlamento, comportarono irruzioni poliziesche e sequestri in molte case massoniche italiane. Anche se il tutto doveva risolversi in una classica bolla di sapone, il clamore fu tale da produrre grosse defezioni, che portarono allo scioglimento di molte Logge ed all’indebolimento delle altre. Infine doveva sopraggiungere l’oscura operazione condotta dal Gran Maestro prof. Giuliano De Bernardo che, pochi giorni dopo la Gran Loggia del marzo 1993, lasciava formalmente la carica, la sua abitazione nella nuova sede del G.O.I. di Palazzo Medici del Vascello, con vari documenti ed altro ancora, motivando l’iniziativa con presunte cospirazioni contro le leggi dello Stato effettuate a sua insaputa da inesistenti Logge coperte e da altri Fratelli, e tacciando di attività irregolari (combutte con cosche mafiose, iniziazione di donne, Lavori condotti senza Libro Sacro, ecc.) varie Logge operanti all’obbedienza del G.O.I. Subito dopo, con un seguito di poche centinaia di seguaci, costituiva in Milano la Gran Loggia Regolare d’Italia (v.), alla quale inspiegabilmente la Gran Loggia d’Inghilterra assegnava la sua formale patente di regolarità appena sottratta al G.O.I. Y (La Costituzione del G.O.I.) La Massoneria è un ordine universale iniziatico di carattere tradizionale e simbolico. Intende al perfezionamento ed all'elevazione dell'uomo e dell'umana famiglia. Coloro che vi appartengono si chiamano Liberi Muratori e si riuniscono in Comunioni Nazionali. (Articolo 1 della Costituzione dell'Ordine). Il Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani è storicamente la prima Comunione Massonica Italiana, dotata di regolarità di origine, essendo stata fondata nel 1805 da un corpo massonico debitamente riconosciuto; essa è indipendente e sovrana; presta la dovuta obbedienza ed osserva scrupolosamente la carta Costituzionale della stato democratico italiano e le leggi che ad essa si ispirino. Si raccoglie sotto il simbolo iniziatico del G\ A\ D\ U\ , e rappresenta la sola fonte legittima di autorità massonica nel territorio italiano e nei confronti delle Comunioni Massoniche Estere, in base ai principi formulati da Anderson nel 1723. È costituito da tutte le Logge regolarmente fondate alla sua obbedienza, ed è retto da una Giunta presieduta dal Gran maestro, con sede in Roma. Il G.O.I. è dotato di un labaro color verde bordato di rosso, con al centro uno stemma conforme al disegno qui riprodotto, integrato in cima all'asta da un nastro con i colori nazionali. Il G.O.I. può scambiare Garanti di Amicizia con le Comunioni Massoniche estere legittimamente e regolarmente costituite, che abbiano giurisdizione e sovranità esclusive e che osservino principi non in contrasto con quelli propugnati dal G.O.I.. Il G.O.I., nei rapporti con la società civile, si colloca fra le associazioni non riconosciute. (Articolo 2 della Costituzione dell'Ordine). Il G.O.I. consente ai propri Fratelli Maestri di aderire a quei Corpi Massonici che traggono i propri iscritti esclusivamente fra i Maestri massoni appartenenti a Logge all'obbedienza del G.O.I. e che si conformino al principio di esclusività territoriale di ogni denominazione. (Articolo 3 della Costituzione dell'Ordine). Il G.O.I., fatti propri gli Antichi Doveri (v.), persegue la ricerca della Verità ed il perfezionamento dell'Uomo e dell'Umana Famiglia; opera per estendere a tutti gli uomini i legami d'amore che uniscono i Fratelli; propugna la tolleranza, il rispetto di sé e degli altri, la libertà di coscienza e di pensiero. Presta la dovuta obbedienza e la scrupolosa osservanza alla Carta costituzionale dello Stato democratico italiano ed alle Leggi che ad essa si ispirino. (Articolo 4 della Costituzione dell'Ordine). Il G.O.I.: · lavora alla gloria del Grande Architetto dell'Universo; · osserva gli Antichi Doveri, usi e costumi dell'Ordine; · adotta i rituali conformi alla Tradizione muratoria; · apre il libro della Sacra Legge sull'Ara del Tempio e vi sovrappone la Squadra ed il Compasso; · segue il simbolismo nell'insegnamento e l'esoterismo nell'Arte Reale; · applica la distinzione della Massoneria nei tre Gradi di Apprendista, Compagno d'Arte e Maestro; · insegna la leggenda del Terzo Grado; · non tratta di politica e di religione; · inizia solamente uomini che siano liberi e di buoni costumi, senza distinzione di razza, cittadinanza, censo, opinioni politiche o religiose. (Articolo 5 della Costituzione dell'Ordine).

Grande Oriente Simbolico d’Italia: V. Fratellanza dei Liberi Muratori.

Grandi Architetti Revisori: L’art. 43 della Costituzione dell’Ordine definisce il collegio dei G.A.R. come l’organo collegiale di controllo della gestione patrimoniale e finanziaria del G.O.I. (v.). I componenti del Collegio dei G.A.R. sono eletti dalla Gran Loggia. Possono essere eletti Componenti del collegio i Fratelli con almeno cinque anni di anzianità nel Grado di Maestro. Essi durano in carica cinque anni, e non sono rieleggibili nel quinquennio successivo. Il Regolamento dell’Ordine (art. 106) determina il numero dei Componenti il Collegio dei G.A.R., le modalità di elezione, le formalità delle convocazioni ed i casi di decadenza e di sostituzione (art. 44). Il Collegio dei G.A.R. è composto dai Membri Effettivi. Si riunisce in via ordinaria ogni trimestre e quando il Presidente lo giudichi opportuno. Svolge la sua attività in sessioni collegiali. Il Presidente assiste alla compilazione dell’inventario (art. 45). Il Collegio dei G.A.R.: · a) controlla l’amministrazione patrimoniale e finanziaria del G.O.I. e la regolare tenuta dei libri contabili; · b) esamina i documenti giustificativi di spesa; · c) controlla la corrispondenza del bilancio consuntivo e del conto di gestione alle risultanze dei libri e delle scritture contabili; · d) accerta la consistenza di cassa, l’esistenza dei valori e dei titoli; · e) riferisce alla Gran Loggia in sessione ordinaria sulla gestione patrimoniale e finanziaria svolta dalla Giunta del G.O.I. nell’anno precedente.

Grandi Costituzioni: Il Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.) considera la prima codificazione delle proprie Costituzioni come risalenti all’anno 1786. Sono denominate Costituzioni di Federico II di Prussia, detto il Grande (v. Massoni e nobiltà), il sovrano illuminato che, probabilmente, poco o nulla ebbe a che fare con esse. Pubblicate a Charleston (South Carolina) nel 1801, quasi in concomitanza con l’istituzione del Supremo Consiglio di Francia, insediatosi poi a Parigi nel 1804. Tali Costituzioni si suddividono in tre parti: 1) Nuove istituzioni segrete e fondamentali; 2) Costituzioni e statuti, Grandi e Supremi Consigli; 3) Appendice (vedi Antichi Doveri). La prefazione è firmata dal sovrano prussiano, ed inizia così: "Noi Federico, per grazia di Dio re di Prussia, … a tutti i nostri Illustri ed amatissimi Fratelli, ai quali perverranno le presenti Costituzioni, auguriamo Tolleranza, Unione e Prosperità. Le nostre convinzioni ed i doveri che abbiamo verso l’antichissima istituzione nota ai nostri giorni come Massoneria, di Fraternità o di Ordine degli Antichi Massoni Associati hanno fatto sì che essa meritasse tutta la nostra protezione e cura. Questa istituzione universale che affonda le sue radici al tempo della nascita della società umana, è pura nei suoi principi, profonda nella sua dottrina, altamente morale nei suoi insegnamenti, e si caratterizza soprattutto per le sue finalità a carattere filosofico, sociale ed umano. Essa mira alla realizzazione di un’Umanità che si ispiri ai principi di Pace, Progresso e Benessere per tutti. Con il passare del tempo però molti antichi precetti sono stati dimenticati ed abbandonati, a causa delle alterne vicende che sommuovono la storia degli uomini, e molti massoni si sono sparsi per la terra. … Sono anche sorte molte nuove società, la gran parte delle quali ha da spartire con la vera e tradizionale dottrina massonica. Spesso tali associazioni hanno alimentato sospetti e diffidenze nei principi, e provocato crudeli persecuzioni nei confronti di alcuni Massoni. Ma l’impegno e la dottrina di insigni Massoni sono riusciti a porre ordine e disciplina nell’Organizzazione, ed oggi chiedono provvedimenti e direttive che consentano il ritorno alla primitiva forma di organizzazione. Queste ed altre ragioni non meno importanti ci incitano a raccogliere ed a riunire in un solo corpo massonico tutti i Riti del Regime Scozzese, le cui dottrine sono generalmente considerate le più vicine a quelle dell’istituzione originaria".

Grandi Iniziati: Nome tradizionalmente attribuito dagli studiosi di esoterismo ai massimi protagonisti della storia delle religioni e delle filosofie. I G. hanno elargito i loro insegnamenti, evidenziati da una condotta di vita esemplare, lasciando alla storia messaggi validi per l’eternità ed accettati universalmente. Sebbene i loro insegnamenti siano dissimili nella forma sono identici nelle conclusioni, ovvero nella sostanza. Hanno tra loro un chiaro filo conduttore comune nell’antichità, nella continuità e nell’unità essenziale della dottrina esoterica, nei riti misterici e nelle pratiche iniziatiche. Ogni G. rappresenta una delle grandi religioni che hanno contribuito alla formazione dell’attuale umanità, il cui seguito segna la linea evolutiva descritta nel ciclo temporale presente dall’epoca dell’antico Egitto e dei primi ariani ad oggi. In esso si intravede sorgere la dottrina conseguente l’azione di questi spiriti eccelsi e quella vivente della storia. Tra i G., Rama ci indica le vicinanze del tempio, Krishna ed Ermete Trismegisto ce ne danno le chiavi, Mosé, Orfeo, Pitagora e Platone ce ne mostrano l’interno, e Cristo rappresenta egli stesso il santuario. I templi dell’India e dell’Egitto hanno prodotto i più grandi sapienti della terra, e quelli della Grecia hanno dato eroi e poeti. Secondo Edoardo Schiré (I Grandi Iniziati, Ediz. Laterza, 1983), "la Chiesa del Medioevo creò santi e cavalieri allorché traluceva in essa lo spirito di Cristo, mentre oggi né la Chiesa, imprigionata nei suoi dogmi, né la scienza, limitata nella sola materia, sanno più produrre uomini completi. L’arte di creare e di formare le anime è andata perduta, e non sarà recuperata che quando scienza e religione, nuovamente fuse insieme in una forza viva, opereranno congiuntamente per il bene dell’umanità. Sorgerà allora un’epoca di rigenerazione intellettuale e di trasformazioni sociali, poiché la scienza saprà e la religione potrà, consentendo all’uomo di scoprire in sé nuove energie, avendo finalmente compreso che la ragione d’essere dell’universo è la logica di Dio, espressa nel tempio delle idee immutevoli dov’è celata l’arma dei principi sicuri".

Grandi Massoni: La Massoneria ha visto presenti tra le Colonne dei suoi Templi figure di uomini di statura eccezionale, che con le loro imprese hanno lasciato tracce incancellabili della loro esistenza, in tutti i campi d'azione dell'uomo. Tra questi giganti nella storia dell'umanità ricordiamo: Y (Industria) 1) Henry Ford (1863-1947), un personaggio proveniente dalla proverbiale gavetta, ha sempre deprecato la carità professionale, adoprandosi invece per costruire un'industria organizzata a servizio sociale, ovvero un sistema capace di eliminare la necessità della filantropia attraverso sistematici interventi del sistema produttivo su quello assistenziale. I suoi sforzi furono coronati dal più lusinghiero dei successi, avendo realizzato un colosso mondiale nella produzione automobilistica. Era solito ripetere che "il fondamento dell'economia è il lavoro. Il lavoro è l'elemento umano che rende utili agli uomini le stagioni fruttifere della terra. È il lavoro umano a rendere proficuo il raccolto dei campi. Questo è il fondamento economico: ciascuno di noi lavora con materiali che noi non creammo né potevamo creare, ma che ci furono offerti dalla natura, cioè da Dio. Fondamento morale è il diritto dell'uomo sulla sua attività. Esso è diversamente statuito: è chiamato talvolta diritto alla proprietà, talaltra è mascherato nel comando "tu non devi mai rubare". È il diritto di proprietà di un altro uomo che fa del furto un crimine. Quando un uomo si è guadagnato il suo pane, egli acquisisce il diritto a questo pane. Se un altro uomo glielo ruba, questi fa molto più che rubar pane: egli invade un sacrosanto diritto umano". 2) Vittorio Valletta (1883-1967) è stato per circa cinquant'anni ai vertici della massima fabbrica automobilistica italiana. Un'industria, la FIAT di Torino, che sotto la sua guida doveva trasformarsi da modesta a colosso industriale internazionale. È stato l'uomo della "Topolino", ed ancor più della "500" e della "600", ed il suo nome evoca il tempo del cosiddetto miracolo economico degli anni 50 e 60, quando l'Italia cominciava a muoversi in massa su quattro ruote, consumando in progressione geometrica. Iniziato intorno al 1920, su invito dell'affermato avvocato torinese Giuseppe Di Miceli, fu fratello di Loggia del collega commercialista Luciano Jona (poi per anni presidente dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino), fu "dormiente" nel corso dell'intero periodo fascista, assumendo nei confronti del regime un aspetto camaleontico. Lo stesso atteggiamento tenne nei confronti delle più alte gerarchie della Chiesa cattolica. Forse non aveva altra scelta, intendendo egli mantenere quel potere che ormai era nelle sue mani, un potere indispensabile per conseguire gli obbiettivi che intendeva perseguire. Nel dopoguerra ristabilì i suoi contatti con il G.O.I., ma soltanto a livello di Loggia coperta, restando così relegato agli essoterici margini elitari dell'istituzione muratoria. Occorre qui porre in risalto la certezza che, se nei vari periodi di intemperie storiche la Massoneria avesse affidato le proprie sorti a fratelli tanto potenti quanto iniziaticamente tiepidi come Valletta, l'Ordine sarebbe sicuramente estinto da molto tempo. Y (Sindacalismo) Il 28 settembre 1864 si costituì a Londra la prima "Internazionale", denominata Associazione Internazionale dei Lavoratori. La prima sua sezione italiana venne fondata in una casa massonica dal fratello Enrico Bignami (1846-1921). seguendo una consuetudine di reciproca ospitalità tra le associazioni democratiche dell'epoca. Tra gli internazionalisti massoni della prima ora vi fu anche il leggendario Amilcare Cipriani (1844-1918), che restò fedele agli ideali muratori fino alla morte, pur non avendoli mai compresi appieno. Il più significativo esempio di sindacalista massone fu senz'altro Giuseppe Giulietti (1879-1953), per lungo tempo carismatico segretario generale della Federazione Italiana Lavoratori del Mare, oppresso dal regime fascista ed incompreso nella stessa istituzione massonica che addirittura lo inquisì per attività sovversive, senza valide ragioni. In nazioni straniere si dintinsero vari massoni sindacalisti, tra i quali: E. Vandervelde (1866-1938), fondatore del partito opraio belga, W. Leuschner (1890-1944), dirigente della Federazione Tedesca del Lavoro, ucciso dai nazisti, S. Gompers (1850-1924), fondatore dell'American Federation of Labor, che poi orientò pragmaticamente, prendendo le distanze dal socialismo marxista, John L. Lewis (1880-1969), leader indiscusso della United Mine Workers, il potente sindacato dei minatori, che guidò nel grande "sciopero del carbone", grazie al quale i minatori, per primi e nel primo dopoguerra, ottennero l'orario ridotto ad otto ore giornaliere. Y (Pacifisti) in questo particolare ambito, il massone più rappresentativo fu probabilmente Léon-Victor Bourgeois 1851-1925), presidente della Società delle Nazioni (la prima versione dell'ONU) ed assertore dell'arbitrato internazionale, premio Nobel per la Pace nel 1920, Carl von Ossietzky (1889-1938), pacifista socialista indipendente, un dinamico antidogmatico di incondizionata solidarietà con la causa proletaria, premio Nobel per la Pace nel 1935, Daniel Carter Beard (1850-1941), leader dello Scoutismo internazionale, R,D. Abernathy (n. 1926), il pastore battista che guidò la "marcia dei poveri" su Washington nel 1968, Martin Luther King sr. (1900-1984), anch'egli pastore battista, carismatico attivista del movimento non violento per i diritti civili negli U.S.A. Y (Militari) Sono molti i massoni che si sono distinti negli eserciti di tutto il mondo, che spesso hanno portato alla costituzione di vere e proprie Logge militari, talvolta operative negli stessi luoghi in cui combattevano. Tra questi ricordiamo: Horatio Nelson (1758-1805), ammiraglio inglese, il celebre vincitore sulla flotta francese a Trafalgar, dove morì, Arthur Wellesley 1° duca di Wellington (1769-1852), comandante dell'esercito vincitore a Waterloo (1815) sulle truppe di Napoleone Bonaparte, Marie-Joseph-Paul de Motier, marchese di La Fayette (1757-1834), generale e uomo politico francese, dal 1777 attivo e stretto collaboratore di Giorgio Washington (v.) durante l'intera guerra d'indipendenza americana, Paul Peigné (1844-1919), generale francese, inventore balistico, mirabile esempio di separatore della figura professionale da quella massonica, Luigi Capello (1859-1941), generale dell'esercito italiano, ingiustamente accusato quale responsabile della disfatta di Caporetto, John J. Pershing (1860-1948), capo delle forze armate statunitensi durante la prima guerra mondiale, sempre ostentatamente un massone che considerava l'Ordine come un'istituzione patriottica, Omar Bradley (1893-1981), capo delle truppe alleate sbarcate in Normandia, Mark Wayne Clark (1896-1984), capo dell'offensiva alleata sul fronte italiano, apoteosi della seconda guerra mondiale, Douglas MacArthur (1880-1964), comandante supremo delle Forze Alleate nel Pacifico meridionale(1942). Y (Polizia) Soprattutto nel mondo anglosassone la Massoneria annovera numerosi affiliati tra le forze di polizia, dall'inglese Scotland Yard all'americana F.B.I. alla Mounted Police canadese. La famigliarità tra Logge e corpi anticrimine data all'epoca della milizia coloniale americana del '700, manifestandosi nella drammatica fase della "frontiera" quando nel 1863, in Montana, un gruppo di pionieri e cercatori d'oro, in prevalenza Massoni, si accordò sul "Vigilante oath". Era il giuramento che sanciva la giustizia sommaria nei confronti dei responsabili di brigantaggio colti in flagranza di reato. Tra quanti hanno costruito la storia dei corpi di polizia del XX secolo spicca John Edgar Hoover (1895-1972), per vari decenni capo del Federal Bureau of Investigations (F.B.I.). Y (Cosmopoliti) Il letterato massone Christoph M. Wieland (1733-1813) sosteneva che "i cosmopoliti portano il nome di cittadini del mondo, poiché considerano tutti i popoli della terra come altrettanti rami di un'unica famiglia, e l'universo come uno stato di cui essi sono cittadini, per contribuire, sotto le leggi universali della natura, alla perfezione dell'insieme". Il filosofo massone Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), codificatore dell'idealismo patriottico attraverso i suoi Fondamenti dell'intera dottrina della scienza (1794), affermava che "come ogni cosa terrena per il Massone significa soltanto l'eterno, e solo per quest'eterno, di cui egli riconosce in essa la spoglia mortale, ha valore ai suoi occhi, così per lui tutte le leggi e gli ordinamenti del suo Stato e tutte le circostanze del suo tempo significano solo l'intero genere umano, e solo all'intero genere umano si riferiscono. Nel suo animo amor di patria e sentimento cosmopolita sono intimamente congiunti, stanno anzi entrambi in preciso rapporto: l'amor di patria è in lui l'azione, il sentimento cosmopolita è il pensiero; il primo è il fenomeno, il secondo è lo spirito interiore del fenomeno stesso, l'invisibile nel visibile". Y (Patrioti) Tra quanti si distinsero per la dedizione ai più elevati ideali del patriottismo, ricordiamo i massoni Benjamin Franklin (1706-1790), artefice culturale e diplomatico della nuova grande America, Gustav Stresemann (1854-1943), Cancelliere e poi Ministro degli Esteri tedesco, promotore dell'ammissione della Germania nella Società delle Nazioni che, allorché raggiunto lo scopo, lodò apertamente il Grande Architetto dell'Universo, Simon Bolivar (1783-1830), liberatore del Venezuela dalla dominazione spagnola, Francisco Antonio Gabriel de Miranda (1750-1816), generalissimo e dittatore venezuelano, promotore dell'indipendenza dell'America latina, José Napoleon Duarte (1931-1990), presidente della repubblica salvadoregna, Salvador Allende Gossens (1909-1973), presidente della repubblica cilena, spodestato ed ucciso in un golpe militare guidato da Pinochet, Bernardo O'Higgins (1776-1842), uomo politico liberale cileno, capo della rivoluzione antispagnola del 1811, Josè Martì (1853-1895), scrittore e combattente per l'indipendenza di Cuba dal giogo spagnolo, Benito Pablo Juarez (1806-1872), uomo politico messicano, capo della rivolta contro Massimiliano d'Austria (1864), presidente della repubblica del Messico dal 1867 alla morte, José Mercado Rizal (1861-1896), eroe nazionale filippino, Eleutherios Venizelos (1864-1936), capo della rivolta cretese contro i turchi, proclamatore dell'unione di Creta alla Grecia nel 1805, Mustafa Kemal Atatürk (1880-1938), generale e statista, depose il sultano Maometto V e proclamò la repubblica turca, di cui fu presidente fino alla morte, Lajos Kossuth (1802-1894), protagonista della rivolta ungherese contro la dominazione asburgica, presidente della repubblica ungherese fino all'esilio impostogli dallo zar Nicola I, Pasquale Paoli (1725-1807), capo della lotta dei corsi contro Genova che rioccupò l'isola con l'aiuto dei francesi, per cedere poi definitivamente la Corsica alla Francia nel 1769, Marthinus Wessels Pretorius (1819-1901), uomo politico boero, presidente del Transvaal (1857) e dell'Orange (1860), Giuseppe Garibaldi (1807-1882), l'eroe dei due mondi, uno degli artefici dell'Unità d'Italia, e tra i suoi mille Nino Bixio (1821-1873), storico dei mille, difensore della repubblica romana (1849), deputato e poi senatore del Regno d'Italia, ed Aurelio Saffi (1819-1873). triunviro con Mazzini ed Armellini nel governo della repubblica romana, concorse valorosamente alla difesa di Roma, e poi esiliato a Londra. Y (Esperantisti) Uno dei campi d'azione cosmopolita nei quali l'intervento diretto di singoli massoni s'è fatto sentire è quello linguistico, particolarmente intorno al progetto esperantista, che dal 1889 catalizza le energie di numerosi "cittadini del mondo". Tra questi ricordiamo Ludovico Lazaro Zamenhof (1859-1917), oculista polacco, di origini ebree, geniale creatore dell'Esperanto, fondatore nel 1905 della Universala Framasona Ligo, mediatrice tra massonerie regolari ed irregolari, Mario Dazzini (1910-1985), attivissimo nell'ambiente esperantista mondiale, presidente della Federazione Esperantista Italiana, e Carlo Gentile (1920-1984), ricercatore esoterico, grande animatore dell'esperimento massonico esperantista italiano. Y (Cinema) Tra i massoni che sono o sono stati grandi registi e produttori cinematografici, ricordiamo: Jack Warner (n. 1916), William Wyler (1902-1981), Louis B. Mayer (1885-1957), Darryl Zanuch (1902-1979), Adolph Zukor (1873-1976), Cecil Blount De Mille (1881-1959), Walt Disney (1901-1966) e Guido Brignone (1887-1959). Numerosi gli attori massoni, tra cui celebri sono stati: Tom Mix (1880-1940), Douglas Fairbanks (1883-1939), Wallace Beery (1889-1949), Donald Crisp (1880-1974), Oliver Hardy (1892-1957), Clark Gable (1901-1960), John Wayne (1907-1979), Ernest Borgnine (n. 1918), ed in Italia Gino Cervi (1901-1974), Amedeo Nazzari (1907-1979) ed il grande comico Antonio de Curtis detto Totò (1898-1967). Y (Teatro) Numerosissimi sono gli autori teatrali italiani iniziati alla Massoneria, tra i quali: Carlo Goldoni (1707-1793), Sem Benelli (1877-1949), Annibale Ninchi (1887-1967), Giovacchino Forzano (1884-1970) e Ludovico Parenti (n. 1938), mentre tra gli attori teatrali italiani sono da citare Gustavo Modena (1803-1851), Ernesto Rossi (1827-1896), Tommaso Salvini (1829-1915), Cesare Rossi (1829-1898), Ermete Novelli (1851-1919), Ruggero Ruggeri (1871-1953), Angelo Musco (1872-1947), Ettore Petrolini (1886-1936), Renzo Ricci (1899-1978), Riccardo Billi (1906-19872) e Paolo Stoppa (1906-1988). Y (Sport) Celebri figure massoniche nelle attività sportive ricordiamo: Giuseppe Evangelisti (1873-1935), pioniere del ciclismo, Alexander Joy Cartwright (1820-1892), pioniere del baseball, James Naismith (1861-1939), pioniere della pallacanestro, e tra i grandi pugili Daniel Mendoza (1764-1832), Ray "Sugar" Robinson (1920-1989), William Harrison "Jack" Dempsey (1895-1983), Jack A. Johnson (1878-1946); infine Sir Malcom Campbell (1885-1948), che alla guida della mitica auto "Bluebird" stabilì, e mantenne a lungo, il record mondiale di velocità.

Grazia: Nel senso di favore o benevolenza, il termine ha assunto significati specifici sia nella teologia che nel diritto. In teologia si intende originariamente il "nuovo ordine provvidenziale", la nuova economia della salute e della salvezza come dono divino; in senso più specifico è l’ordine instaurato dal Cristo, grazie al quale l’uomo è giusto, o l’impulso divino perché l’uomo operi in ordine alla salvezza soprannaturale. Tanto nel primo senso (G. santificante) quanto nel secondo (G. attuale) si tratta di un elemento di cui l’uomo interiormente dispone grazie a Cristo, di cui però avverte solo gli effetti. Intorno al concetto di G. si svolge un complesso dibattito che occupa l’intera storia della teologia cristiana. Il processo di fondo è quello della necessità dell’intervento divino per la salvezza umana, che comporta la definizione della natura del peccato originale, e dei concetti di libertà e predestinazione. Dopo la controversia pelagiana, la questione della predestinazione è presente in Wyclif ed Hus, e diventa poi uno dei centri tematici della Riforma: Lutero e Calvino tendono in proposito a limitare al massimo l’ambito della libera iniziativa dell’essere umano. Il concetto di G. viene anche usato nell’estetica, soprattutto nella poetica classica. In diritto viene definita G. l’eliminazione parziale o totale della pena, accordata dal Capo dello Stato. Secondo l’art. 87 della Costituzione, il Presidente della Repubblica può concedere e commutare pene. Con la stessa formula l’art. 9 dello Statuto Albertino (1848) attribuiva al sovrano il potere di clemenza in senso ampio: amnistia, indulto e G. individuale. Attualmente, in base all’art. 79 della Costituzione, il Presidente della Repubblica ha la sola facoltà della G. individuale, mentre l’adozione dell’indulto e dell’amnistia è competenza esclusiva del Parlamento. Y (Massoneria) Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, su istanza dei Fratelli condannati con sentenza definitiva dalla Giustizia massonica (v.), può: a) concedere la G., limitatamente ai casi di condanna alla censura semplice ed alla censura solenne; b) promuovere il giudizio di revisione del processo davanti alla Corte Centrale (Art. 32. lett. o, della Co.). La domanda di G. è diretta al Gran Maestro ed è presentata al Collegio Circoscrizionale dei maestri venerabili, cui il condannato apparteneva all’epoca della pronuncia della sentenza di primo grado, unitamente alla copia autentica della sentenza di condanna. Il Collegio Circoscrizionale trasmette la domanda al gran Maestro, corredata del proprio parere e di quello del Maestro Venerabile della Loggia di appartenenza del Fratello istante anche all’epoca dei fatti (Art. 210 del Regolamento del Grande Oriente d’Italia). Il Gran Maestro, nel concedere la G. nei casi previsti dall’art. 32, o, della Costituzione, stabilirà con relativo decreto le condizioni e le modalità per il godimento della G. stessa (Art. 211 del Reg. dell’Ordine).

-Gregorio Magno: Papa (Gregorio I) e Santo della Chiesa (540-604). Di antica famiglia patrizia, dopo gli studi di diritto occupò cariche importanti (praefuctus urbi), che misero in luce le sue rare qualità di amministratore. Ma ben presto, amareggiato dalle tragiche condizioni in cui versava l’Italia, specie dopo la conquista longobarda, abbandonò la vita pubblica e, trasformato in monastero il suo fastoso palazzo sul Celio, vi si ritirò in raccoglimento e disciplina monastica. Dopo alcuni anni dovette però ritornare alla vita attiva, richiamatovi da papa Pelagio II, che vedeva in lui, per la difficoltà della situazione, l’uomo capace di salvaguardare gli interessi della Chiesa presso l’imperatore d’Oriente. Dal 579 al 586 G. svolse la sua missione a Costantinopoli, in modo tanto efficace che, al suo ritorno a Roma, fu consigliere di Pelagio II e, quando questi morì vittima della peste, ne divenne il successore (590), pur avendo tentato di esimersi da simile responsabilità. Il momento era gravissimo: Roma funestata dalla peste, l’Italia in balia dei barbari, il clero minato dalla corruzione, pongono G. di fronte ad una situazione disastrosa. Ma egli saprà dimostrarsi all’altezza della compito. Mentre provvedeva a soccorrere la popolazione provata dall’epidemia e dalla fame, avvia la realizzazione di un disegno ad un tempo politico e religioso. Staccando energicamente il papato dall’impero bizantino, e quindi dall’esarca di Ravenna, G. conclude una pace separata con i longobardi (598), pace che apre le porte alla cristianizzazione del mondo germanico. Attende intanto alla moralizzazione del clero e, grande teologo, completa la sua opera con gli scritti, alcuni dei quali, come i Dialoghi e le Epistole, lasceranno la propria impronta per lungo tempo sul cristianesimo medievale. A G. va il merito di aver portato a termine il riordinamento del canto liturgico romano, detto appunto in seguito gregoriano. Efficacissima fu anche la sua azione nel campo dell’amministrazione dei beni della Chiesa, che egli affidò interamente a membri del clero romano, ponendola così sotto il diretto controllo del papato.

Grembiule: Indumento in tessuto od in pelle, indossato a protezione del ventre, anche contro la sporcizia. Il G. è il capo d'abbigliamento massonico principale, e dovrebbe essere in candida pelle d'agnello. In origine aveva le dimensioni di una pelle intera, amputata delle sole 4 estremità, e ricopriva anche il petto. In seguito ne venne fissata la dimensione in 13 x 14 pollici (circa cm. 33 x 35,5), era squadrato ai 4 vertici ed era già (come ora) dotato di una bavetta triangolare. Verso la fine del XVIII secolo si incominciò a dipingervi scene cerimoniali e leggende massoniche (v. Washington). In seguito (dal 1813) se ne fissarono misure e decorazioni, limitate all'incarico ricoperto nell'Istituzione. Il massone vede nel G.: · il simbolo del lavoro e dell'attività; · il simbolo del corpo fisico e dell'inviluppo materiale di cui lo Spirito si riveste per partecipare da attore protagonista all'Opera Universale; · la protezione della parte inferiore del corpo, sede delle passioni e degli istinti materiali, a significare che nel Tempio solo la parte superiore, sede delle facoltà razionali e spirituali, deve partecipare intensamente ai Lavori. Nell'ambito del G.O.I. e di gran parte delle Comunioni estere, il G. dell'Apprendista è candido, quale simbolo di innocenza e di purezza, quello del Compagno d'Arte è decorato con due rosette azzurre, e quello da Maestro da tre. È indispensabile indossarlo sempre nel corso dei Lavori rituali di Loggia. Esso viene quindi considerato simbolo del Lavoro muratorio (costruttivo, solerte e virtuoso), dell'Operosità e della Prudenza. Quello dell'Apprendista viene indossato con la bavetta rialzata, quindi possiede cinque lati, corrispondenti ai cinque sensi attraverso i quali l’uomo acquisisce la conoscenza materiale.

Guanti: Nel Medioevo l'Apprendista Libero Muratore doveva offrire un paio di G. a tutti i membri dell'Officina. Nella Massoneria moderna invece è il neofita che riceve due paia di G. Il primo paio è destinato a lui: dovrà evitare di macchiarne il candore, poiché le mani del Massone devono sempre essere pure. Il secondo paio sarà offerto dall'Iniziato alla donna che stima di più. È così che la Libera Muratoria rende omaggio alle virtù di un sesso che essa rifiuta di assoggettare all'aridità dei suoi Lavori rituali. La donna è la sacerdotessa del focolare domestico. Ella veglia dentro, mentre l'uomo si dibatte fuori. Quando questi rientra straziato dalle lotte per la vita, attinge forza ed energia accanto alla compagna devota, che cura le sue ferite. Intelligente, animata di un coraggio di natura diversa dal suo, ella lo sostiene negli smarrimenti e lo incoraggia nelle imprese generose, essendo la sua più assidua collaboratrice. Qualora l'uomo mancasse ai suoi doveri, spetta alla donna ricordarglieli. La Massoneria ha inteso fornirle un mezzo possente. I G. bianchi ricevuti all'Iniziazione evocano al Massone il ricordo degli impegni assunti. La donna che glieli mostrerà quando sarà sul punto di mancare, gli apparirà come la sua coscienza vivente, la custode della sua integrità materiale e spirituale. Quale missione più nobile si potrebbe affidare alla donna che si stima maggiormente. Il Rituale evidenzia che non è sempre quella che si ama di più, poiché l'amore, spesso cieco, può ingannare circa il valore morale di colei che dev'essere l'ispiratrice di ogni grande e generosa impresa (v. La Massoneria, di O. Wirth, Vol. I, Ediz. Atanor, 1992). Göethe (v.), iniziato a Weimar il 23 giugno 1780, si affrettò a fare omaggio dei simbolici G. alla sig.na von Stein, facendole osservare che "se il dono era in apparenza infimo, esso rappresentava la singolarità di non poter essere offerto da un Massone che una sola volta nella vita". (v. Donna e Massoneria). Questo non tanto perché si è iniziati una sola volta nel corso dell’esistenza, ma in relazione al peculiare e superiore stato di coscienza caratteristico dell’uomo che si appresta ad essere iniziato. Allorché egli viene iniziato, si presume che la sua condizione spirituale e mentale sia molto prossima alla perfezione, per cui solo la donna che gli è in quel momento vicina, che indirettamente l’ha comunque ispirato a quell’importante passo, sia degna dell’omaggio offertole dalla Massoneria. L’iniziato, nel corso del suo processo evolutivo successivo, potrà forse cambiare compagna, ma nessun’altra donna potrà mai essere dotata delle particolari qualità di quella che l’aveva ispirato in quel momento.

Guelfi e Ghibellini: Nomi assunti dalle due fazioni politiche in lotta nei comuni italiani nel XIII e XIV secolo. Tali denominazioni derivavano dai nomi di due famiglie tedesche, ovvero rispettivamente quella dei Guelfi (Welfen) e quella dei Hohenstaufen, signori di Waiblingen. I due partiti si diffusero in Italia verso l’inizio del XIII secolo, e particolarmente al tempo della lotta per la corona imperiale fra Federico II di Svevia, appartenente alla casa Hohenstaufen, ed Ottone IV di Brunswick, della casa guelfa. Sconfitto quest’ultimo a Bouvines (1214), i Ghibellini furono da allora in poi i sostenitori della causa imperiale. I Guelfi divennero invece i sostenitori del papato, essendo la Chiesa la più grande potenza che si opponesse all’impero. La lotta divampò rapidamente, penetrando all’interno delle mura di ogni comune: in genere la causa delle città libere, intente a difendere i propri privilegi di fronte all’imperatore, coincideva con la causa guelfa. Tuttavia altri interessi, più o meno contingenti, intervenivano spesso a far pendere la bilancia dalla parte opposta: una città tradizionalmente rivale di un’altra, adottava quasi per necessità il partito opposto a quella. Anche nell’interno di uno stesso comune, le famiglie più importanti che rivaleggiavano tra loro, assumevano la guida delle due parti avverse. La politica del comune, guelfa o ghibellina che fosse, dipendeva allora dal prevalere al suo interno dell’una o dell’altra fazione. Benché i nomi di Guelfi e Ghibellini rimanessero ancor a lungo a definire la lotta politica in Italia, la nozione di guelfismo o ghibellinismo può dirsi esaurita verso la metà del XIV secolo, con l’intervento più o meno coevo di due importanti fenomeni: da una parte la trasformazione quasi generale del comune in signoria, dall’altra la decadenza delle due istituzioni che erano a capo della lotta, l’impero ed il papato, che lasciano ormai il campo alle nascenti monarchie nazionali.

Guelfi: Nobile famiglia tedesca (Welfen), di incerte origini, quasi certamente risalente a Guelfo I (m. 824), capostipite dell’antica famiglia, estintasi nel 1055 con Guelfo III duca di Carinzia. La nuova dinastia dei G. venne fondata da Guelfo IV (m. 1101). Poi Guelfo VI (1115-91) seguì le fazioni politiche di Enrico il Nero (1120-26) e di Enrico il Superbo (1126-39). Accostatosi in seguito ad Enrico il Leone (1139-80), antagonista di Federico Barbarossa (v.), perdette il ducato di Baviera (1180), conservando però i beni allodiali di Brunswick e di Lüneburg. Ne derivarono due ramificazioni della famiglia: i G. di Brunswick, estinti nel 1884. Ed i G. di Lünebug, poi di Hannover (fino al 1866), che furono sul trono d’Inghilterra dal 1714 al 1901.

-Guenon René: Pensatore e scrittore francese (1886-1951), nato a Blois, compì i primi studi nella sua città natale pressi il collegio Augustin Thierry. Nel 1904 si iscrisse alla facoltà di ingegneria di Parigi, ma due anni dopo abbandonò l’università per seguire i corsi della Scuola di Scienze Ermetiche diretta da Papus (v.). Accolto nell’Ordine Martinista, partecipò come segretario al Congresso spiritualista e massonico del 1909. Il sodalizio con Papus dura poco, poiché G. lo stesso anno entra a far parte della Chiesa gnostica, e fonda la rivista "La Gnose", in cui pubblica studi di altissimo livello, condotti rigorosamente sotto l’impegno di "fondarsi unicamente alla tradizione ortodossa contenuta nei libri sacri di tutti i popoli". Nel 1911 si stacca dalla Chiesa gnostica e, con lo stesso impegno col quale aveva studiato l’esoterismo cristiano, si accosta alla conoscenza della cultura vedica indiana, del taoismo e del buddismo cinese. N4el 1912 si sposa e, sotto la guida del pittore svedese Gustav Agueli, si orienta verso il Sufismo (v.). Dal 1915 al 1919 insegna filosofia al collegio di Saint-Germain-en Lave ed a Sétif, in Algeria. Rientrato a Parigi, nel 1921 pubblica due libri, in saggio sulla cultura orientale intitolato "Introduction générale des doctrines hindoes", ed uno scritto polemico contro le sette teosofiche, con il titolo "Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion". Nel 1923 G., nella voluminosa opera "L’Erreur spirite", si scaglia contro lo Spiritismo, accusandolo di "sconvolgere e devastare irrimediabilmente una folla di sventurati". Tra il 1924 ed il 1929 vedono la luce alcuni scritti in cui G., precisando i fondamenti della sua dottrina, dimostra di essersi avventurato negli anfratti più remoti della Tradizione, e di aver spinto la sua intuizione intellettiva oltre i limiti ordinari. Meritano particolare rilievo: "Orient et Occident", "Esotèrisme de Dante", "La Crise du monde moderne"; in quest’ultima opera G. sostiene che il mondo è entrato nella quarta età, il "Kaili-Yuga" degli induisti, l’età oscura in cui le verità restano sempre più velate ed inaccessibili. Solo il ricorso alla Tradizione permetterà di uscire dal caos sociale cui ha dato luogo il conflitto fra Oriente ed Occidente, fra contemplazione ed azione, e che il "sapere ignorante" della scienza profana ha reso irreversibile, con la rinuncia ad ogni "principio che potrebbe assicurarle una funzione legittima, per quanto umile, fra i diversi gradi della conoscenza integrale". Nel 1928 G. è profondamente turbato dalla morte della moglie, sua grande ispiratrice e collaboratrice, ma non si scoraggia, e prosegue indomito per la sua strada. Nel 1929 è l’animatore più impegnato della rivista esoterica "La Voile d’Isis", e scrive "Autorité spirituelle e pouvoir temporel". Il 5 marzo 1930 parte per l’Egitto, alla ricerca di testi per i suoi studi sul Sufismo. Si stabilisce al Cairo, e chiede di essere naturalizzato egiziano. Decide quindi di adottare l’islam, e diventa lo sheikh Abdel-Wahed Yahia. Egli non considera questo passaggio una conversione, ma un "ricongiungimento iniziatico" con la religione che più corrisponde al suo ideale esoterico. Più tardi, ricordando questa sua scelta, egli scrive: "In questa scelta non vi è alcun giudizio di valore che attribuisca la superiorità di una particolare tradizione rispetto ad un’altra, ma unicamente il riconoscimento di una sintonia spirituale" (Initiation er réalisation spirituelle). Nel luglio del 1934 G. si risposa con la figlia maggiore di Mohannad Ibraim, e trasferisce la sua abitazione nel sobborgo di Doki, in via Nawal. Dal nuovo matrimonio nascono due figlie, Khadija e Lella, e due figli, Ahmed ed Abdel-Wahed. La morte lo raggiunge al Cairo nel 1951, mentre pronuncia il nome di Allah. Venne sepolto nel cimitero di Darassa, con il corpo avvolto in un lenzuolo di lino e con il viso rivolto verso la Mecca. Negli anni immediatamente successivi alla "conversione" vedono la luce "Le Symbolisme de la Croix" (131) e "Les Ètats multiples de l’Etre" (1932). In quest’ultimo scritto G. espone la sua metafisica, i cui assi portanti sono rappresentati dalla teoria "degli stati multipli dell’essere" e dal concetto di "possibilità universale". Tra le opere composte nell’ultimo periodo della sua vita, risultano di notevole importanza due scritti del 1946: "Apercus sur l’initiation", (la cui traduzione italiana fu pubblicata a Milano nel 1949 dai fratelli Bocca sotto il titolo "Considerazioni sulla vita iniziatica" e "La Grande Triade", che si può considerare la felice conclusione della parabola del suo pensiero. Completano la sua bibliografia alcuni scritti pubblicati postumi, tra cui meritano una certa attenzione: "Symboles fondamentauz de la science sacrée", "La Pseudo-initiation" e "La confusion du psichique et du spirituel". G., grande maestro di iniziazione ed insuperabile interprete della Dottrina Segreta, non ha voluto avere discepoli, né ha mai preteso di far da modello ai lettori delle sue opere. Ad un critico italiano che nel 1950 gli rimproverava di chiudersi troppo sul piano oggettivo e personale, senza mezzi termini rispondeva: "Non abbiamo mai inteso, in nessuna delle nostre opere, rivelare neppure un frammento della nostra esperienza interiore che non riguarda e non deve interessare nessuno, in quanto ogni esperienza interiore è, per sua stessa natura, assolutamente incomunicabile".Gli studiosi hanno definito G. "Il grande teorico della vita contemplativa", muovendo dalla premessa che non è possibile precisare o concettualizzare l’oggetto della contemplazione, giacché ognuno contempla ciò che la sua mente è in grado di percepire. G. afferma che il contemplativo, contrariamente a quanto si possa pensare, esprime nello stato di contemplazione la forma più elevata della sua attività mentale. Scrisse il G. che "La contemplazione è la forma più alta dell’attività, sostanzialmente molto più attiva di ogni gesto che rientra nell’ambito dell’attività esteriore". Quanto all’intensità dell’atto contemplativo, egli distingue la contemplazione diretta dalla contemplazione per riflesso, considerando la prima più specificamente mistica, la seconda più propriamente iniziatica. "Esattamente come si può guardare il sole direttamente od osservarne la luce riflessa nell’acqua, si possono contemplare le realtà spirituali in assoluto, in quanto tali, od osservare il loro riflesso nell’interiorità specifica individuale" ("Initiation et réalisation spirituelle") (da I Misteri Esoterici, di Giuseppe Gangi, Ediz. Mediterranee, 1986).

Guerre di Religione: Termine con cui vengono di norma denominati le lotte e gli scontri seguiti alla riforma (v.) protestante nell’Europa centro occidentale tra stato e stato, od all’interno dei singoli stati, soprattutto in Francia ed in Germania, dalla pace di Cateau-Cambrésis (1559) a quella di Westfalia (1648). In Germania lo scontro più aspro si ebbe nel 1546 tra la lega di Smalcalda, che raggruppava i principi protestanti, e l’imperatore Carlo V. Il conflitto religioso, durato più di cento anni e con alterne vicende, si concluse con l’adozione del principio che ogni Stato tedesco aveva la facoltà di scegliere la propria confessione religiosa, con l’obbligo per i sudditi di uniformarsi alla volontà del principe (pace di Augusta del 1555, e poi pace di Westfalia, che confermò quanto già stabilito con una maggiore restrizione della libertà di scelta dei sudditi). In Francia le G., conosciute anche con il nome di guerre civili, furono combattute tra cattolici ed ugonotti. Iniziate nel 1562, e culminate nella terribile notte di San Bartolomeo (1572), quando fu fatta strage degli ugonotti, esse terminarono quando il pretendente al trono, Enrico di Navarra (poi Enrico IV di Francia), si convertì al cattolicesimo (1593). Successivamente, l’editto di Nantes (1598) garantì la libertà di culto agli ugonotti, insieme con l’uguaglianza civile e politica. Tuttavia l’editto di Nantes venne revocato quasi un secolo dopo da Luigi XIV (1685), con il trionfo dell’assolutismo cattolico. In altri stati d’Europa le G. si intrecciarono con motivi di indipendenza nazionale; così avvenne nei Paesi Bassi, dove l’insurrezione contro la Spagna (1566) si concluse con il riconoscimento dell’indipendenza (1609), poi ratificata formalmente con la pace di Westfalia. Così avvenne anche in Svizzera tra cantoni cattolici e protestanti, che prevalsero nella battaglia di Kappel (1531). Anche in Inghilterra, sia pure in tono minore, furono influenzate da motivi religiosi le due sollevazioni contro gli Stuart; la seconda, nel 1688, riuscì ad impedire a Giacomo II di imporre il cattolicesimo al paese, od almeno di porre su un piede di parità il culto cattolico con quello anglicano.

Guru: Termine vedico avente il significato di venerabile, che in India definisce una persona degna del massimo rispetto e venerazione. Dapprima riservato al padre ed alla madre, il titolo si è poi esteso alla persona responsabile dell’educazione di un’altra. È in uso sia presso i brahmani (v.) che presso i Sikh (v.).